L’uomo, prima che stanziale, è nomade.
Le migrazioni dall’Africa, gli spostamenti degli uomini di Neanderthal, i passaggi negli altri continenti, in intreccio con le fasi climatiche della glaciazione e del disgelo, non solo testimoniano un indivisibile rapporto tra uomo e natura, ma disegnano le piste della distribuzione dell’uomo sulla Terra. Hanno quasi duemila anni le parole di Seneca che descrivono, senza che sia necessario aggiungere altro, come le popolazioni si siano mescolate fin da tempi molto antichi in un continuo flusso migratorio.
“Non tutti hanno avuto gli stessi motivi per abbandonare la loro patria e cercarne un’altra: alcuni, sfuggiti alla distruzione della loro città e alle armi nemiche e spogliati dei loro beni, si volsero ai territori altrui; altri furono cacciati da lotte intestine; altri furono costretti a emigrare per alleggerire il peso di un’eccessiva densità di popolazione; altri ancora sono stati cacciati dalla pestilenza o dai frequenti terremoti o da altri intollerabili flagelli di una terra infelice, altri, infine, si sono lasciati attirare dalla notizia di una terra fertile e fin troppo decantata. Ognuno ha lasciato la sua casa per una ragione o per l’altra. Questo, però, è certo: che nessuno è rimasto nel luogo dove è nato. Incessante è il peregrinare dell’uomo”. (Seneca, Consolatio ad Helviam Matrem, 42-43 d.C.)
Il Museo Archeologico Platina propone una rassegna strutturata in una conferenza e quattro docu-film su questo tema di attualità da sempre.